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LIBRI DA SFOGLIARE AL DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI

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Mostra documentaria in occasione del

Macerata Festival Of Humanities

28 settembre – 14 Ottobre 2022

Sala Sbriccoli | CASB

Piazza Oberdan, 4 Macerata

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Realizzazione Della Mostra Virtuale

a cura di:

SILVIA FIASCHI

SOFIA MAZZIERO

SAMUELE CESARETTI

Direzione scientifica Silvia Fiaschi

Con la collaborazione di

Rossana Angeloro, Adrian Bravi, Federica Cancrini, Clementina Fraticelli, Elisabetta Onori, Beatrice Vissani.

Studentesse del DSU e volontarie del Servizio Civile: Hristina Ganeva, Elisa Leopardi, Sofia Mazziero, Elena Sophia Vinchi

I. Bibliotheca, bibliothecae: storie di divisioni e di raggruppamenti

Con l’istituzione, nel 1964, della Facoltà di Lettere e Filosofia, si crearono da un lato le biblioteche degli Istituti – più specializzate e finalizzate alla ricerca -, dall’altro la Biblioteca centrale della Facoltà di Lettere e Filosofia che, oltre alla gestione dei servizi bibliotecari (prestiti, scambi, acquisti e sala di consultazione), aveva l’obiettivo di formare e organizzare una raccolta libraria di interesse comune per gli studi umanistici.

II. Geografie terrene e divine: tutte le strade portano ad/un libro (Teche I, II, IV, V)

Come tutti gli itinerari, anche questo prende avvio da uno ‘spazio’, quello ampio e universale della Geografia (terrena o divina, reale o immaginata), disciplina chiave per la compenetrazione di saperi e competenze umanistiche e scientifiche, che essa da sempre ha unito.

III. Viaggi auspicati, viaggi mancati (Teca III)

Quando, il 31 marzo del 1787, Domenico Troili inaugurò con una solenne orazione (Teca III 1) l’apertura della prima biblioteca pubblica e universitaria di Macerata (nucleo originario dell’attuale Biblioteca Mozzi Borgetti), ubicata nei locali dell’ex Collegio dei Gesuiti, i cui fabbricati erano stati incamerati dal Comune dopo la soppressione dell’Ordine, immaginava di dare vita a un luogo che divenisse simbolo ideale e concreto del progresso civile, sociale e intellettuale della città.

IV. “L’Umanesimo della parola”

Poliziano e l’umanesimo della parola è il titolo di un celebre saggio (1983) di Vittore Branca, che metteva in luce il contributo essenziale dato dall’Ambrogini alla forma e alla sostanza delle parole, attraverso la sua attività di filologo e di poeta, connubio perfetto tra rigore e creatività.

V. Patrie perdute

Nell’occhietto dell’edizione di una sua raccolta di componimenti (Teca VIII 4), che racconta il pregio e il valore singolare di questi volumi, la “poeta” (come preferiva essere chiamata) russa Anna Ahmatova appone una dedica al Prof. Carlo Riccio – dal cui fondo proviene il volume qui esposto – che l’aveva raggiunta a Leningrado e si apprestava a rientrare in Italia: «Al caro Carlo Riccio, Da leggere strada facendo, Con amicizia, Anna Ahmatova, 3 ottobre 1965, Leningrado». Anna Ahmatova è la voce nostalgica di un passato ormai lontano, in cui è costante il motivo tragico del triste destino della sua patria Russia, dove, con dolore, ricerca disperatamente la bontà degli uomini.

VI. Umanistiche bestialità

Il vero verso del mondo, cioè quello rovesciato, riescono di solito a comprenderlo correttamente e a rappresentarlo solo poche categorie di persone: i comici, i satirici, i pazzi. E nei risultati migliori l’essere umano diventa la copia peggiore del mondo animale.

VII. Abilità

In epoca di digitalizzazione imperante e, a volte, spregiudicata, può essere utile ricordare che fino all’invenzione della fotografia, riprodurre un’immagine o un testo scritto significava rifarlo a mano. Non si tratta di una constatazione banale, ma l’assunto fondamentale per comprendere il concetto di tradizione, struttura mentale alla base del sistema di pensiero occidentale. La copia di un’opera, nel Medioevo e nell’Umanesimo, è un manoscritto che riproduce un altro manoscritto (a volte anche più di uno) servito da modello.