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Teca VII.1 Il ‘Codice degli abbozzi’ di Francesco Petrarca (ms. Vat. lat. 3196)
 
Il codice Vaticano lat. 3196, autografo del Petrarca, a cura di Manfredi Porena, Roma, G. Bardi, 1941.
LETT.UM. FOLIO 12
Autentica testimonianza del modus operandi e del dulcis labor del Petrarca nel suo laboratorio poetico, il pregevole codice Vaticano Latino 3196 viene convenzionalmente designato come Codice degli Abbozzi e comprende venti carte contenenti materiali petrarcheschi integralmente autografi.
Il manoscritto, vergato dal Petrarca in persona a più riprese tra il 1366 ed il 1374 conserva varianti, prime stesure, riscritture e copie in pulito di materiali genetici legati alle fasi elaborative del Rerum vulgarium fragmenta e dei Triumphi. Il pregevole codice, consente di osservarne gli scritti in uno stadio ancora non definitivo, le correzioni ed i continui ripensamenti protrattisi sino al limite della morte.
Oggi è conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana e può essere ammirato anche in formato digitale (http://digi.vatlib.it/view/MSS_Vat.lat.3196).
La riproduzione delle carte petrarchesche in facsimile consente al lettore di far luce sul lungo e complesso lavoro di preparazione e revisione cui le rime dei Rerum vulgarium fragmenta furono sottoposte.
Si espone la carta n°5, una copia di lavoro intermedia nella quale il Petrarca trascriveva tutti quei componimenti che riteneva degni di approvazione. I suoi versi erano continuamente soggetti all’aggiunta di postille ed eventuali correzioni, eseguite direttamente durante la trascrizione se di poco conto oppure sullo stesso quaderno se più importanti.
Sembra che il Petrarca, nel suo lavoro di ricerca e scrittura, riprendesse a comporre ogni qual volta una nuova lettura, o l’individuazione di una nuova fonte, gli suggerissero un episodio o un tema del tutto nuovo.
