V. Patrie perdute
Nell’occhietto dell’edizione di una sua raccolta di componimenti (Teca VIII 4), che racconta il pregio e il valore singolare di questi volumi, la “poeta” (come preferiva essere chiamata) russa Anna Ahmatova appone una dedica al Prof. Carlo Riccio – dal cui fondo proviene il volume qui esposto – che l’aveva raggiunta a Leningrado e si apprestava a rientrare in Italia: «Al caro Carlo Riccio, Da leggere strada facendo, Con amicizia, Anna Ahmatova, 3 ottobre 1965, Leningrado». Anna Ahmatova è la voce nostalgica di un passato ormai lontano, in cui è costante il motivo tragico del triste destino della sua patria Russia, dove, con dolore, ricerca disperatamente la bontà degli uomini.
Anche il nostro viaggio tra le Decies revolvendae pagellae ci porta in terre lontane, fra voci che parlano lingue diverse per forma e per suono: Vladimir Vladimirovič Majakovskij che racconta, con caustica ironia, il suo disprezzo per lo zarismo e l’autocrazia, forme di potere di una società che non gli riconosce neppure i diritti inalienabili di essere umano (VIII 1); Charles Baudelaire, che descrive Les Fleurs du mal come il suo voyage onirique verso l’inferno che è la vita (VIII 2); William Shakespeare, che, rinunciando all’aristotelica unità di luogo, rappresenta una pluralità di contesti ambientali e situazionali identificabili sia sul piano concreto, sia a livello simbolico, dove le streghe appaiono e spariscono come bolle d’acqua, quasi frutto dell’allucinata fantasia di chi abbia mangiato “the insane root”, la radice della pazzia.