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VII. Abilità

In epoca di digitalizzazione imperante e, a volte, spregiudicata, può essere utile ricordare che fino all’invenzione della fotografia, riprodurre un’immagine o un testo scritto significava rifarlo a mano. Non si tratta di una constatazione banale, ma l’assunto fondamentale per comprendere il concetto di tradizione, struttura mentale alla base del sistema di pensiero occidentale. La copia di un’opera, nel Medioevo e nell’Umanesimo, è un manoscritto che riproduce un altro manoscritto (a volte anche più di uno) servito da modello.

Quello che abbiamo qui di fianco è un pezzo pregiato e commovente per le abilità umane che testimonia. Si tratta del quarto volume della Paléographie Universelle di Joseph Balthazar Silvestre – miniaturista e pittore francese al servizio di re Luigi Filippo -, dedicato all’Europa settentrionale (1841). Esso raccoglie gli specimina di numerosissimi codici medievali ascrivibili, per le loro caratteristiche paleografiche e iconografiche, all’Europa del Nord, perché così come ogni luogo ha la sua lingua, ogni territorio ha anche la sua scrittura speciale.

 A realizzare le splendide tavole qui raccolte era stato lo stesso Silvestre, di mano propria, viaggiando a lungo per le principali sedi di conservazione del vecchio continente, ricopiando con dedizione e con pazienza quello che gli occhi dicevano alle dita.

Il volume, in folio maximo, è a tutti gli effetti classificabile come un codice atlantico. In ragione della sua stazza, opponendosi alle regole della nostra selezione, è riuscito a sfuggire al vincolo della reclusione in teca, e sta qui sul leggìo, mansueto e disposto a farsi rivolgerema con cura – per dieci e più volte. Abbiamo ancora le abilità per farlo?

Joseph Balthazar Silvestre, Paléographie UniverselleCollection de facsimile d’ écritures de tous les peoples et de tous le temps, vol. IV. Europe moderne. Regione septentrionale, Paris, Firmin Didot Frères, 1841. PAL. F. VI. ELEF. 6 (4)