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Pagine Scelte: le ragioni di una mostra

Libri da sfogliare al Dipartimento di Studi Umanistici

Nel dicembre del 1490 Francesco Pucci, allievo di Angelo Poliziano ma da tempo attivo a Napoli, indirizzò al maestro una lettera piena di entusiasmo, dove a proposito dei Miscellanea, opera che ha definitivamente sancito la nascita della filologia moderna e delle pubblicazioni a carattere scientifico (qui esponiamo il facsimile della Centuria secunda), esclamava: «Nulla iam pagella est quam non decies revolverimus» (non c’è neppure una paginetta che non sfoglieremmo per dieci volte).

Il percorso espositivo Decies revolvendae pagellae, il cui titolo rielabora questo celebre passaggio e rimanda intenzionalmente al contesto culturale dell’Umanesimo – che più di ogni altro individuò nel libro uno straordinario microcosmo di crescita intellettuale, sociale, politica e civile – vuole essere un richiamo a prendere coscienza, avere cura, e a tenere memoria del ricco patrimonio che la Biblioteca del Dipartimento di Studi Umanistici conserva e mette a nostra disposizione; e al tempo stesso vuole essere un invito alla lettura, unica modalità attraverso la quale tale patrimonio può costantemente aumentare (anche quando non cresce nel numero), pratica sublime da mettere in atto proprio negli spazi comuni ad essa destinati (le Sale di lettura!), luoghi di silenzi, di riflessioni, di scoperte e di incontri, dove l’essere umano sperimenta il valore della dimensione orizzontale, guardando chi ci sta vicino, condividendo un tavolo, osservando l’estensione delle cose.

La mostra è un cammino breve, che suggerisce – soltanto – itinerari possibili, catene di connessioni aumentabili all’infinito per chi li vorrà davvero percorrere:

Quello che c’è qui non è niente rispetto a quello che abbiamo. La selezione è minuscola, anche se parla già tante lingue, antiche e moderne, si esprime in forme e soluzioni diverse.

Alcuni dei pezzi esposti sono rarissimi e di pregio; altri estremamente comuni, perché fondamentali; molti hanno i corrispettivi digitalizzati in rete, ma ci lasciano l’opportunità di toccarli dal vero; uno attende ancora il primo lettore che lo vada ad aprire.

Una cosa è certa: tutti quanti, finita la mostra, meritano di essere tenuti in mano e di essere sfogliati almeno dieci volte.

Silvia Fiaschi